EVASIONE FISCALE: NON E’ TUTT’ORO QUELLO CHE …MANCA

di Raffaele Romano

A leggere i dati che sono emersi recentemente sul fisco e dintorni c’è da rimanere a dir poco sconcertati. Da un lato assistiamo ad un continuo ed un insopportabile chiacchiericcio sull’evasione fiscale in Italia che tutti a parole combattono.

Sembra una gara a chi la spara più grossa!

I titoli si sprecano: 100 miliardi evasi ogni anno, un altro che ne spara 90 ed un altro ancora 120. La prima ed unica domanda che qualsiasi persona di buon senso si pone è: ma come fate a calcolare l’evasione se non li avete colti sul fatto? Come fate a dare questi numeri se per evadere bisogna avere una forte economia sommersa? A tal riguardo la memoria ci porta alla mente che il super tecnico Mario Monti, a capo del governo tecnico, dichiarò guerra all’evasione! All’epoca i numeri sparati furono ancora più roboanti, infatti si affermò che c’era anche un’economia sommersa di ben 275 miliardi.

Anche qui, correlata all’evasione, sorgono spontanee alcune semplici domande: se c’è un’economia sommersa su che basi empiriche viene calcolata in 275 miliardi il suo valore? Se è sommersa come fanno a calcolarla? Se vi è noto l’importo totale allora vi è noto anche chi, come e dove la produce?

Logica vorrebbe che se è nascosta essa è sconosciuta!

Orbene dopo questa scorpacciata di cifre senza riscontri empirici finalmente, pochi giorni fa, ci hanno dato numeri accertati. Un recentissimo aggiornamento sui dati della riscossione da parte dell’Agenzia delle Entrate ci dice che fra tasse e multe, fino al 2023, non pagate il direttore di codesta Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, ha valutato in 1.206 miliardi di euro l’accertato e non ancora riscosso. Se si considera che il prodotto interno lordo complessivo italiano è stato pari, sempre nel 2023, a 1.782 miliardi di euro potremmo dire che con questa quantità certa di tasse evase o non pagate dimezzeremmo in un sol colpo il nostro debito pubblico diventando, così, il Paese numero uno in Europa e forse nel mondo.

Subito dopo un nuovo dato nel 2023 recuperati 24,7 mld che sui 1.206 accertati sono pari, più o meno, al 2,3 % quasi nulla sull’intero ammontare.

A questo punto qualcuno penserà che visto la montagna di evasione riscontrata dovremo solo recuperarla e fare grandi cose. Subito dopo, invece, ci si informa che è inutile farsi illusioni al riguardo, infatti quella montagna di tasse non pagate è quasi totalmente inesigibile.

I motivi sono tanti ne riportiamo solo alcuni per carità di patria: in primis il tempo intercorso in quanto la montagna è collocata negli ultimi 20 anni con responsabilità di tutti coloro che si sono insediati al governo ed hanno lanciato i soliti anatemi contro l’evasione ma, visti i risultati, senza esigerla. In seconda battuta, con l’aiuto determinante della magistratura, ci sono in corso migliaia di controversie in atto di cui nessuno è in grado di definirne tempi e certezza di incasso. Un altro aberrante elemento è legato al fatto che, a volte, l’iter dei costi della riscossione richiesta è superiore al dovuto. Senza contare sul fatto che molti, visti gli anni trascorsi, sono defunti mentre altri non posseggono più nulla o si si sono liberati di ogni loro avere. Altri ancora sono falliti o hanno cessato la loro attività.

Poi c’è la giungla delle eccezioni sul pagamento delle tasse che lo stesso Stato dà e qui ne riportiamo una per tutte quella relativa alle tasse in partita IVA con regime forfettario: chi decide di optare per questa soluzione deve sostenere, in estrema sintesi, una sola tassa, che è costituita da un’unica aliquota sostitutiva. Quella che deve essere versata dal contribuente è un’imposta del 15% (dopo il sesto anno di attività, nei primi cinque è al 5%), che sostituisce in tutto e per tutto l’IRPEF, l’IRAP e le addizionali regionali e comunali.

Poi un capitolo incredibile è stato venduto come un grande successo l’aver, dopo decenni, stabilito l’aliquota fiscale unica per le multinazionali un’aliquota fiscale minima effettiva del 15% che operano sul territorio dell’Unione.

Invece per dipendenti e pensionati pagano l’IRPEF con imposta progressiva, in altre parole l’importo che deve essere pagato aumenta a mano a mano che cresce il reddito. Gli scaglioni attivi nel 2023 sono i seguenti:

da 0 a 15.000 euro: 23% sulla parte che eccede la no tax area;

da 15.0001 a 28.000 euro: 3.450 euro + il 25% per la parte che eccede i 15.000;

da 28.001 a 50.000 euro: 6.700 euro + il 35% sulla parte che eccede i 28.000 euro;

oltre i 50.000 euro: 14.400 euro + il 43% sulla parte che eccede i 50.000 euro.

Insomma, non è tutt’oro quello che manca!

 

(vignetta da: IlGiornalePopolare)