Ennio Lattanzi – DIABETE MELLITO, Killer silenzioso

PrimaPagina edizione Febbraio, 2012 n. 22

di Dottor Ennio Lattanzi – Responsabile di Unità DIABETOLOGIA ASL Teramo – 

Diabete Mellito “KILLER SILENZIOSO”

Il nostro organismo per mantenere in funzione i processi vitali ha bisogno di energia che otteniamo digerendo e bruciando le sostanze nutrienti presenti negli alimenti. Carboidrati: costituiti da zuccheri semplici e complessi (presenti nella frutta, zucchero da cucina, latte, cereali, legumi); proteine: nei cibi di origine animale, ma anche di origine vegetale (legumi, cereali); grassi:

di origine animale o vegetale ( oli ).

La nostra principale fonte di calorie deve essere sempre rappresentata, anche nelle persone con diabete, dai carboidrati. L’utilizzo dei carboidrati è gestito dall’ insulina, un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas, che consente l’ingresso del glucosio (proveniente dalla digestione degli zuccheri della dieta) nelle cellule, per produrre energia. Una carenza relativa o assoluta di tale ormone determina la comparsa del diabete mellito che consiste nella diffi coltà/incapacità a metabolizzare il glucosio che, quindi, si accumula in misura patologica nel sangue ( iper-glicemia ) con conseguente passaggio – diabaino -attraverso le urine ( glicosuria). Nelle situazioni di cattivo compenso, la glicosuria – mellitus – determina un’aumentata produzione di urine. Distinguiamo due forme principali di diabete mellito: Tipo 1 e Tipo 2. IL DIABETE TIPO 1 ( comunemente defi nito “diabete giovanile” ) ha una prevalenza, in Italia, di circa l’ 1/1000 abitanti; si riscontra una familiarità ( consanguinei affetti dalla stessa malattia) modesta all’anamnesi. I soggetti più colpiti sono bambini e adolescenti, ma può insorgere in qualsiasi età. E’ causato da fenomeni di autoimmunità nei confronti delle cellule beta del pancreas, con loro progressiva distruzione e carenza assoluta di insulina. Ha esordio improvviso e necessita da subito ( e per sempre ) di trattamento insulinico intensivo: iniezione sotto-cute di insulina ad azione rapida prima dei tre pasti principali ed un’ iniezione di insulina ad azione lenta (prolungata ) la sera, prima di coricarsi. In alcuni pazienti, può essere indicato l’utilizzo del microinfusore: apparecchio di dimensioni simili ad un cellulare, costituito da un computer programmabile, un piccolo motore che aziona un pistone che spinge l’insulina, contenuta nel serbatoio, verso un tubicino collegato ad un ago-cannula posizionato nel tessuto sottocutaneo dell’addome. Tale strumento consente di programmare l’infusione di insulina sia con una modalità continua ( quantità anche minime/ora ) sia in quantità maggiori ( boli ) in occasione dei pasti e/o per correggere tempestivamente valori glicemici elevati. IL DIABETE TIPO 2 ( quando si parla di diabete, in genere, si fa riferimento a questo tipo di diabete). Spesso impropriamente defi nito ” diabete alimentare”, è la forma tipica dell’età adulta ma registriamo, da alcuni anni, un preoccupante incremento della prevalenza anche nei giovani. Si riscontra una familiarità importante all’anamnesi. E’ caratterizzato da difetto di secrezione insulinica e/o resistenza all’azione dell’insulina. E’ una malattia cronica in crescente aumento in relazione sia a scorrette abitudini alimentari e vita sedentariasia all’invecchiamento della popolazione. Nel 2000 nel mondo erano 135 milioni i diabetici noti: si stima che nel 2025 potranno essere 380 milioni. In Italia la prevalenza è intorno al 5%: quasi tre milioni di italiani ha il diabete e un altro milione non sa di averlo. Ha un esordio subdolo; per anni possono essere assenti sintomi evidenti quali poliuria, sete intensa, aumento dell’appetito, dimagramento. A volte la diagnosi viene posta in occasione di comparsa di cardiopatia ischemica ( coronaropatia ) o dall’ oculista a cui ci si è rivolti per disturbi del visus ( retinopatia). Non necessita obbligatoriamente di trattamento insulinico, ma per lungo tempo, specie se la diagnosi e il corretto intervento terapeutico sono stati precoci, può giovarsi solo dell’utilizzo di ipoglicemizzanti orali che stimolano la produzione di insulina o che migliorano l’effi cacia dell’insulina prodotta. Attualmente il diabetologo dispone di diverse opzioni farmacologiche, oltre l’insulina, per “cucire” su misura a ciascun paziente affetto da diabete Tipo 2 il proprio ” abito” terapeutico. Il buon compenso glicemico, valutato attraverso il periodico dosaggio dell’emoglobina glicata, che ci indica la glicemia media dei tre mesi precedenti il test, assicura la mancata comparsa o progressione delle complicanze tipiche del diabete negli organi bersaglio: rene ( nefropatia), occhio (retinopatia), sistema nervoso periferico (neuropatia). Dobbiamo però considerare che il diabete, comunque, rappresenta un fattore di rischio non eliminabile per la comparsa di eventi cardio-vascolari (macroangiopatia ): infarto miocardico, ictus, arteriopatia obliterante degli arti inferiori. Bisognerà, quindi, agire tempestivamente ed energicamente sui fattori di rischio eliminabili: ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, fumo. Il buon controllo glicemico non è, quindi, l’unico bersaglio terapeutico che bisogna centrare nella gestione del paziente diabetico. Ruolo imprescindibile nel trattamento ( ma anche nella prevenzione dell’insorgenza della malattia, nel caso del diabete Tipo 2 ), è rappresentato dall’adozione di un corretto stile di vita: alimentazione equilibrata ed attività fisica.