ENEL…BUIO CI SIAMO NOI

Oggi la corrente è  ballerina. Va e viene, stavolta,per fortuna. Almeno fino ad adesso. Ma è comunque uno stillicidio ansiogeno che si aggiunge a giorni di paura, freddo, scosse e attese.

il disastro del crollo delle linee elettriche è anch’esso epocale. Indica, indubbiamente che le strutture non sono in grado di reggere emergenze meteorologiche o geologiche. Due terzi di regione senza alimentazione energetica per così tanti giorni segnano in modo indelebile non solo le persone ma i territori, le economie, il futuro. 

Nel divenire del dramma non si può negare l’impegno, il lavoro immane degli uomini e delle donne che in questi terribili giorni non si sono risparmiati, né di giorno né di notte,  compresi sindaci e assessori. Non si può dimenticare il grido di dolore del sindaco di Penna Sant’Andrea, comune della vallata del Vomano tra gli ultimi ad essere raggiunti dai soccorsi, che in Prefettura urlava “ho bisogno di uomini, di mezzi!” Oppure il sindaco di Basciano finito all’ospedale, per essersi ferito mentre soccorreva alcuni concittadini.

Ma non possiamo neanche ignorare che molto non ha funzionato e a peggiorare una situazione di estremo disagio,  ha decisamente contribuito la lentezza: della burocrazia, della mancanza di veloce riscontro tra la necessità e l’azione, chi deve ordinare cosa, chi deve fare cosa e soprattutto: chi paga? In questo disastro non può  essere giustificato il comportamento dei vertici Enel e Terna, ad esempio, né delle falle di una filiera delle responsabilità “molto attente ai bilanci, poco o nulla a manutenzione e servizio”. I generatori arrivano dopo troppi giorni. Alcuni aspettano in parcheggio,  perché nessuno sa dove devono andare. Altri esauriscono subito la scorta di gasolio e la luce va via di nuovo. In una parola ENEL e TERNA sono  troppo lenti ad intervenire, a comunicare, a spiegare, a risolvere, mentre una riforma deforme ha azzoppato le province e impoverito i comuni sempre strangolati dai patti di stabilità. I poteri impotenti delle istituzioni.  La riduzione delle risorse alla Protezione Civile in un paese in emergenza costante è come mettere a dieta un anoressico. Mentre continuiamo a pagare   illustri scienziati per ascoltare la fiera dell’ovvio e dell’inutile. C’è un proverbio teramano che descrive molto bene questo momento:  “li chiacchiere se li ‘ngolle lu vente, li maccarune ariempie la panze”  (le chiacchiere le porta via il vento, i maccheroni riempiono la pancia. Ndr)