Mai come in questo periodo si torna a parlare di democrazia. Conquista del nostro Paese dopo la fine del Ventennio, vanto del Parlamento (e della Balena bianca) fi no a mani Pulite, la “democrazia” si è trasformata, negli ultimi anni, in una vecchia zia, che si sa che c’è, anche se non tira un fiato. Oggi, all’improvviso, questa parente un po’ “agée” è tornata di moda a (s)proposito e per merito di certi intellettuali di “penna”. Sulla stampa leggiamo
che la democrazia, al contrario di quanto lo stesso termine affermi, costituzionalmente parlando, non è per tutti, ma solo per chi è in grado di apprezzarla e di esprimerla appieno. Tutto sommato, potremmo anche trovarci d’accordo. Andando più a fondo, tuttavia, si scopre che l’ “ignorantia suffragii” sta tutta da una parte. Cioè a “destra”, e non si discute. Gli elettori di questa parte politica sarebbero “tanto immaturi da privilegiare i peggiori per stupidità, corruzione, menefreghismo”. Tanto che gli stessi intellettuali avanzano varie proposte interessanti. Rimettere in discussione il diritto di voto, in primis, passando per un esame (non si sa se scritto, orale o entrambi) di educazione civica con approfondimento della Costituzione. Non fi nisce qui. La fantasia suggerisce l’importanza di una bilancia pesa voti: le espressioni dei giovani dovrebbero valere più di quelle dei vecchi, e magari non calcolare più la democrazia per numeri, ma per sostanza. Sarebbe divertente vivere in un momento storico che consentisse un relax alternativo all’altalena pericolosissima dello spread. Che, intanto, ha assunto anche fra le casalinghe più popolarità di un tronista della De Filippi. E non è poco. Ma, tornando ai nostri intellettuali-pensatori, ci chiediamo come spiegare questa “democrazia élitaria” (e dunque palesemente ossimora) ai cinquantamila che, di recente, si sono affrettati a intascare la tessera del Pdl in Abruzzo. Non sa questo piccolo manipolo di rappresentare una razza di elettori di serie Zeta, da rieducare e istruire? Magari con dosi massicce di olio di ricino, perché no. Vuoi o non vuoi, la Storia si ripete sempre, con lo stesso copione, e con gli stessi ruoli interpretativi. Staremo a vedere. Intanto mi permetto un consiglio (non richiesto) ai cinquantamila e a tutti coloro che si ostinano a “non crescere”: spostiamoci tutti dal lato intellettualpartoriente idee democratiche. Si sa che nel nostro Paese tutto è complesso fuorché dichiararsi di una certa parte. Fa gioco, è elegante, e soprattutto spalanca tutte le porte. A prescindere.