TERCAS: FRA CRISI E RINASCITA

bancaLa parola ai sindacati.

Il piano di ristrutturazione del Gruppo Tercas, iniziato con la riorganizzazione della direzione generale, all’indomani dell’intervento degli uomini di Bankitalia, prevede una serie di prepensionamenti e forse una ricapitalizzazione.  

Al tavolo di concertazione i sindacati portano le preoccupazioni dei dipendenti sui numeri dei posti di lavoro a rischio.

Il segretario regionale Fiba Cisl Claudio Bellini parla di una manovra “a saldo zero e che provvederà ad accorpare alcuni uffici con pochissimi addetti: dai 40 iniziali si passerà a circa 20 senza reali ripercussioni sul personale, nemmeno in termini economici”. Una soluzione che potrà permettere invece nuove assunzioni per un turn over annunciato da tempo. Successivamente sarà riorganizzata la rete con accorpamenti di quegli sportelli che, dopo la fusione con Caripe, possono creare sovraesposizioni, come a Montesilvano, dove per fare un esempio, ce ne sono due a soli 200 metri  di distanza. Si taglieranno filiali anche nelle Marche e nell’Emilia Romagna (Bologna), e probabilmente anche in Umbria. La ricapitalizzazione del gruppo è un’altra importante questione, soprattutto, continua Bellini per “capire se l’aumento di capitale già attuato di circa 60 milioni di euro potrà essere sufficiente o se ne occorrerà ancora un altro per consolidare l’autonomia del gruppo. Infatti se i soci si opporranno alla seconda manovra, c’è da attendersi la discesa di qualche gruppo del Nord, e allora addio autonomia”. Bellini comunque sembra ottimista e sostiene di aver ricevuto dichiarazioni favorevoli: “Ora tocca al commissario dichiarare se c’è bisogno ancora di un’altra ricapitalizzazione e di quale entità, e individuare la quantità reale dei crediti . A novembre si dovrebbe avere un quadro più chiaro – insiste Bellini-. Il clima è buono e a livello strutturale la banca funziona. Basti pensare agli ottimi risultati della semestrale e allo stato patrimoniale sano, ma soprattutto alla raccolta che supera gli impieghi (anche di 2 mln di euro al giorno). Insieme alle cartolarizzazioni dei crediti in bonis in atto (per 200 mln di euro) fanno ben sperare in una soluzione positiva”. Riguardo ai prepensionamenti, secondo Bellini ci sono due strade: già oggi 35 unità posseggono i requisiti necessari e poi, in vista del ricambio generazionale, c’è il fondo di solidarietà interno che garantisce 5 anni di contributi e che potrà incentivare all’esodo altre 30 unità. Certamente non si prevedono esuberi. Francesco Trivelli segretario regionale della Fisac-Cgil esprime una critica positiva sulla riorganizzazione anche se “ci sono senza dubbio delle questioni che vanno discusse e risolte e al tavolo di concertazione mancano alcuni aspetti importanti. Sicuramente ci troviamo di fronte a una situazione grave ed è obbligo di tutti trovare la soluzione più idonea, ma gli accordi non possono prescindere dalle tutele dei dipendenti. Chiusure e accorpamenti, ristrutturazione trasferimenti, tutto deve essere vagliato tenendo presente le ricadute in termini di sacrifici per i dipendenti. Compito dei sindacati è coniugare il bisogno di ristrutturazione con bisogno di tutelare diritti. Tuttavia il commissario è persona con grande senso di responsabilità, capace di risanare l’azienda”. BancaTercas è molto importante per il territorio come tutte le banche di natura locale. Non c’è il rischio di perdere questa peculiarità? “Certamente – continua Trivelli – Questi accorpamenti rischiano di annullare la relazione particolare che le banche locali hanno con le economie locali. Come sta avvenendo per la CARISPAQ e la BLS, in fase di assorbimento da parte della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che rendendole nazionali ne snaturerà le caratteristiche regionali laddove i piccoli istituti hanno la conoscenza personale dei piccoli imprenditori”. Le riorganizzazioni servono a mantenere i livelli di lavoro? Cosa serve veramente per lo sviluppo? “La parola d’ordine per tutti è abbassare i costiinsiste il sindacalista –, ma per risparmiare non basta tagliare perché i piccoli istituti hanno la conoscenza personale dei piccoli imprenditori. Per risparmiare sui costi doppi si potrebbe iniziare dai posti nei consigli di amministrazione, partendo dal vertice quindi e non sempre dalla base”. Che peso ha la politica in questo? “La politica ha il suo peso- conclude Trivelli – e quando manca un soggetto politico che sposi gli interessi del territorio, il confronto aziendale è più duro. Ma i sindacati servono anche e soprattutto a stimolare il dibattito e a dire alle persone che non sono sole”.