Parlano i piu’ giovani

la parola ai piu' giovaniL’economia, per definizione, è una scienza che studia il sistema migliore per impiegare le materie che si hanno a disposizione ma è anche l’insieme di beni di cui un territorio o una nazione dispongono. Oggi l’economia è diventata ben altro. E’ diventata il commercio del denaro stesso. Gli agenti di borsa hanno fatto del commercio del denaro una vera e propria professione. Di fronte alle domande: “Esiste realmente la crisi nella vita di ogni giorno o essa è solamente un’utopia giornalistica e televisiva? Cosa si dice dei tempi moderni?”, i teramani trovano punti di accordo. Cosa ne sarà di noi giovani? Abbiamo una testa per pensare e una voce che non abbiamo paura di usare. “L’economia attuale è basata purtroppo su un sistema capitalistico ciclico che porta inevitabilmente, per un uso scorretto delle risorse che si hanno, ad una crisi di produzione. Il sistema attuale tutela soltanto coloro che si trovano alla cima della piramide e governano il trasferimento di denaro nonché il suo commercio. Parlo delle banche, enormi container ma soprattutto grandi sedi di commercianti di banconote che, tramite il sistema degli interessi del prestito, impediscono che il flusso di denaro si fermi”- così esordisce Andrea Di Fabio, 19 anni, studente liceale, ma anche lavoratore nella sua pasticceria. Ma allora, non potendo rivoluzionare l’intero sistema economico, come prevenire e quindi fronteggiare le cosiddette “crisi cicliche” che si verificano periodicamente? Lo studente prosegue: “Bisogna continuare a mantenere alto il lavoro, inteso non come produzione e immagazzinamento, ma come lavoro spendibile, consumabile. E soprattutto bisogna cercare di tenere a freno l’aumento dell’inflazione in modo da poter aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e quindi permettere un rapido superamento della suddetta crisi. E’ vero che essa ha prodotto precariato nel mondo del lavoro e un notevole aumento del costo della vita, ma è anche vero che per chi vuole c’è sempre qualcosa da fare e soprattutto da produrre. Insomma, chi vuole lavorare lavora”. Tra noi giovani la crisi e l’intero sistema economico non sono visti in un’ottica positiva, ma soprattutto non vengono compresi a fondo. Perché? La risposta è semplice ed evidente. Non siamo popolazione attiva, ma legata agli studi che, inesorabilmente, fermano, o meglio, ritardano l’ingresso nel mondo della produzione. Andrea aggiunge: “A far perdere interesse riguardo l’economia è anche l’enorme sfiducia che si ha intorno ai meccanismi che la regolano, in quanto essa è gestita da politici dalle vite non sempre trasparenti e sempre più coinvolti in questioni di mafia, in scandali televisivi… Essi sono sempre più simili a dei vip che si occupano di tutto tranne che di politica e di gestione economica. Parlano del Pil e delle entrate, ma, a mio giudizio, tutti questi numeri riferiti ai guadagni di una nazione sono di fatto solo astrazioni poiché frutto di calcoli e di medie matematiche che non rispecchiano le reali condizioni delle persone che vivono in quel territorio. Dunque il prodotto interno lordo, il prodotto interno pro capite sono soltanto pura teoria, e quindi su di essa non si può basare nessuna manovra finanziaria! “A fornirci invece un parere più tecnico ed esempi vivi di quella che è la situazione economica nazionale, è un padre teramano, Gaetano Di Pietro, 54 anni, specializzato in zootecnia. “E’ il tempo della scomparsa del ceto medio. La stratificazione della popolazione non può essere più ricondotta a tre fasce, ma a due: i ricchi e i poveri. Un esempio concreto e significativo della crisi, nello specifico, teramana, è fornita dalla Caritas. Questa associazione oggi vanta un incremento di pasti pari al 1500%: si è passati dai 200 ai 3000 pasti giornalieri e la mensa è frequentata da persone che, apparentemente si fa fatica a catalogare come povere. L’anno 2000 ha inoltre segnato l’avvento dei discount: se prima erano grandi centri commerciali per immigrati e malfamati, ora essi sono frequentati da circa l’80% della popolazione che non può permettersi eccessive spese e prodotti di marca. Per quanto concerne invece l’amministrazione locale alcuni enti teramani non riescono a pagare stipendi e quindi costringono gli impiegati a ferie forzate. Tutti i suddetti problemi economici vanno a gravare inesorabilmente sulla vessazione esattoriale: ad esempio, per essere più diretti, anni fa fu abolita l’Ici, ma poi sono state triplicate le tasse sui rifiuti e coniate quelle riguardanti il passaggio pedonale…”.Ma ora passiamo la parola a due ragazze: Cristina Totaro ed Eleonora Di Damaso, entrambe diciassettenni frequentanti il Liceo Classico di Teramo. Dopo un’accesa discussione sostengono: “Tagli alle università, tagli alla ricerca, corruzione…cosa ci sta lasciando la vecchia generazione? Come vivremo? Dove andremo a finire? Se è veramente un nostro diritto e dovere studiare, perché l’università sta diventando ogni giorno di più una scuola per ricchi con le sue innumerevoli spese? Tasse, rincaro libri (per non includerci vitto, alloggio, o spese per eventuali viaggi) rendono irto e scomodo il nostro futuro, e spesso ci troviamo di fronte alla scelta di rinnegare la persona che desidereremmo diventare. I nostri genitori cosa non farebbero per aiutarci e per spianarci il cammino, ma noi figli ci mettiamo spesso anche una mano sulla coscienza”. Bisognerebbe curare il male alla radice: un governo accorto è sicuramente quello che riesce a prevedere a lunga scadenza le condizioni ideali per uno stato e la vita delle generazioni future. Ma noi, lo stiamo facendo?