DIETRO LA “NORMALITÀ APPARENTE”

Lo psichiatra Alessandro Valchera spiega l’aspetto patologico della pedofilia

Cosa avviene davvero nella testa di chi ha questa devianza sessuale?

Queste persone sono consapevoli di ciò che stanno operando? Spesso questo atroce delitto viene commesso nelle famiglie o nelle Chiese, da persone “apparentemente  normali” che non avrebbero mai destato sospetti. Il Dott. Alessandro Valchera, psichiatra teramano e Direttore Scientifico,  Sanitario e Primario Psichiatria, della Casa di Cura Villa San Giuseppe ci spiega la dimensione psichiatrica del problema. Dottor  Valchera, la pedofilia è una malattia o come affermano alcuni psichiatri americani, un orientamento sessuale? La pedofilia è un comportamento contenitore di tante condotte e manifestazioni; se con questo termine vogliamo riferirci a quella forma che  si connota per le attenzioni sessuali rivolte ai bambini, siamo nel campo delle perversioni ovvero delle “distorsioni patologiche rispetto alla norma, del desiderio e dell’oggetto sessuale”, quindi più vicina ad un concetto di “malattia” che di semplice  orientamento sessuale. Comunque, a parte alcune forme legate ad altre patologie psichiche particolarmente gravi, il pedofilo è ben in grado di decidere se resistere oppure lasciarsi andare a tale impulso, essendo perfettamente consapevole del proprio peculiare eccitamento libidico e delle conseguenze che esso può comportare. Il pedofilo si veste di una “normalità  apparente”? Nella maggior parte dei casi il pedofi lo è ben consapevole delle conseguenze dei propri atti, pertanto cela tale perversione sessuale presentandosi come un soggetto perfettamente rientrante nella norma, in alcuni casi convincendosi di  poter “controllare” la propria pulsione e in altri casi può “fi ngere” una normalità proprio per poter sfuggire con maggiore  facilità all’identifi cazione del suo comportamento anomalo e alle conseguenze legali di ciò. La condotta pedofila è una condotta lucida e responsabile? Ci sono alcuni casi, secondari ad altre patologie, in cui il comportamento pedofilo può non essere lucido, come nel caso di un soggetto con ritardo mentale in cui ci sono difficoltà nella comprensione delle conseguenze dei propri atti. Negli altri casi, in cui la pedofi lia può essere definita “primaria” ovvero non legata ad altra  forma patologica, il soggetto è consapevole della propria pulsione, delle conseguenze della stessa e pertanto responsabile delle  proprie azioni. È vero che i pedofili scelgono spesso  professioni a contatto con i bambini per avere la possibilità di mantenere un’immagine positiva di se stessi? Le motivazioni per cui molti pedofi li possano scegliere professioni a contatto con i bambini sono varie: per tentare di sublimare l’attrazione sessuale verso di essi e dedicandosi ad essi in maniera socialmente accettata;  per aumentare  la possibilità di venire a contatto con le potenziali vittime senza destare sospetto e spesso rivestendo ruoli socialmente benvoluti. In alcuni casi, poi, il contatto con i bambini potrebbe, in soggetti che per lungo tempo hanno contenuto le proprie pulsioni pedofile, favorire  l’emergenza di queste con l’attuazione dell’impulso a lungo represso. Il prete, come gli educatori e gli insegnanti, frequentemente svolge una funzione che lo porta a contatto con i minori e può divenire un’importante figura di riferimento per i bambini. E’ovvio che se ha delle pulsioni pedofile, la contiguità con i bambini può favorire il comportamento pedofilo. Il prete, come il genitore rappresenta per la vittima la ricerca della sedazione dei bisogni pulsionali non ancora definiti che vedono sessualità e affetto strettamente connessi? Il bambino fino all’adolescenza ha delle difficoltà nel disgiungere la sessualità dall’espressione affettiva. Le manifestazioni affettive spesso  racchiudono emozioni che il bambino può avere difficoltà a verbalizzare, pertanto le  manifestazioni fi siche di affetto, anche verso persone estranee alla famiglia, possono sembrare aspetti erotizzati, ma rimangono ricerca di affetto e di vicinanza. E a  sua volta il pedofi lo cerca solo gratificazione sessuale dalla giovane vittima o anche soddisfazione nel legame affettivo stabilito con essa? La ricerca dell’affettività con la vittima può essere presente in alcuni casi di pedofilia, con la  ricerca di una condivisione di affetto che ha all’interno il comportamento sessuale, come espressione di tale sentimento. In alcuni casi è  possibile rintracciare la ricerca di una vera e propria relazione sentimentale con la piccola vittima. In altri casi il bambino è visto  veramente come oggetto sessuale e queste sono le forme in cui la disumanizzazione della vittima può portare  all’espressione più violenta del comportamento pedofilo.

PrimaPagina, edizione Ottobre 2014 di Adele Di Feliciantonio