Nel paese di John Fante, di M. R. La Morgia

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L’ESTATE CULTURALE ABRUZZESE

A Torricella Peligna il ricordo dello scrittore americano e delle sue origini abruzzesi

John Fante, come autore, sbarcò in Italia nel 1940. Elio Vittorini fu il primo a scoprirlo e a tradurlo. Nel 1978, nel suo romanzo Donne, Charles Bukowski lo defi nì “lo scrittore migliore che abbia mai letto” e intervenne sulla sua casa editrice, la Black Sparrow Press, per farne ripubblicare l’opera. Oggi Fante, il fi glio di Nick, muratore di Torricella Peligna emigrato negli Stati Uniti, è tradotto, letto, amato in tutto il mondo. Un grande numero di scrittori e intellettuali fa riferimento a lui per la sua scrittura, per la sua capacità di raccontare la quotidianità, per la lucidità e per l’ironia. Nato a Denver, nel Colorado, l’8 aprile del 1909 John Fante a vent’anni decise di trasferirsi in California in cerca di fortuna.

 

Anni di sacrifi ci e una grande passione: scrivere. “La strada per Los Angeles”, concluso nel 1936, fu il suo primo romanzo, nel 1938 arrivò “Aspetta primavera, Bandini” e un anno dopo “Chiedi alla polvere”, ma a dargli stabilità economica fu il lavoro di sceneggiatore. La seconda vita di John Fante, quella dello scrittore di culto, iniziò dopo la sua morte nel 1983. L’Einaudi la casa editrice che lo pubblica già da qualche anno, lo considera un long seller. È uno degli scrittori più letti della sua generazione. Se non il più letto in assoluto. I suoi lettori sono trasversali, ma con una prevalenza di giovani. Non dimentichiamo che due personaggi molto amati dai giovani sono i suoi più grandi estimatori, Bukowski e Capossela” –dice Giovanna Di Lello che dal 2006 dirige il prestigioso Festival letterario “Il Dio di mio padre” a Torricella Peligna. Ci racconta che a chiamarla fu il sindaco dopo avere visto un suo documentario dedicato a Fante. Negli anni il Festival si è ritagliato uno spazio importante per la qualità degli ospiti e per l’atmosfera che si crea nel piccolo centro all’ombra della Maiella. In questo momento in Italia c’è molta attenzione intorno alla figura di Fante, a dimostrarlo, spiega Giovanna, le tante proposte che riceve “Molti giovani musicisti si interessano a Fante e si sentono ispirati dalla sua scrittura, un pò sulla scia di Capossela, un suo grande estimatore. Diverse anche le compagnie di teatro che ci contattano perché hanno messo in scena un opera di Fante. Poi ho ricevuto diverse telefonate di giovani registi e attori che volevano realizzare un film tratto dai romanzi di Fante e volevano sapere come mettersi in contatto con la famiglia. In ambito accademico qualcosa si muove ma soprattutto per interesse degli studenti. Ogni anno presentiamo tesi su Fante da tutta Italia. E sono soprattutto di donne.” A Torricella – le chiedo – arrivano nomi importanti del panorama culturale italiano, c’era un amore sotterra neo che il Festival ha portato alla luce?

Da noi sono passati molti nomi importanti, estimatori di Fante da sempre, come Paolo Virzì, Francesco De Gregori, Vinicio Capossela, Sandro Veronesi, Marco Vichi, Melania Mazzucco, Francesco Durante, Raiz. Tra questi anche Enrico Rava, il grande jazzista italiano, di cui ho scoperto del suo interesse per Fante solo perché un suo album portava lo stesso titolo di un romanzo di Fante, Full of Life.”

Scrittori, musicisti, personaggi del mondo dello spettacolo, studiosi, ognuno di loro ha portato e porta ( quest’anno ci sarà tra gli altri Stefano Benni ) un pezzo del “suo” Fante. Ognuno sceglie un aspetto diverso della sua poetica e della sua biografi a: “ il suo maledettismo, la sua visione tragicomica dell’esistenza, il suo essere figlio di emigrato di seconda generazione, la sua voglia di affermarsi malgrado tutto, la sua scrittura viscerale piena di emozioni, il rapporto con il padre. Questi gli aspetti che affascinano di piùaggiunge Giovanna e ci fa notare che- “Fante è visto come uno di noi. Americano ma anche molto italiano, molto abruzzese. Questo perché nelle sue opere gli italiani (e gli abruzzesi) ritrovano la loro storia, le loro tradizioni, ma in un contesto moderno, a noi vicino.Non è facile organizzare un Festival letterario in questi tempi di tagli alla cultura e in un piccolo centro, ma Torricella resiste e va avanti ci dice Giovanna anche se a livello organizzativo tutto diventa più complicato. La ricettività è problematica. I costi sono più elevati. La visibilità mediatica è inoltre diffi cile da conquistare. Per fortuna che a Torricella c’è un sindaco ed un’amministrazione comunale capaci, che credono molto in questo festival e cercano di superare ogni ostacolo.Con Torricella Peligna, con il festival e con Giovanna Di Lello hanno stretto un rapporto di amicizia Dan e Victoria,i fi gli di John.“Credo che per loro sia come tornare alle origini, alla loro homeland. Dan e Victoria sono molto legati a Torricella Peligna. La famiglia Fante è consapevole dell’importante lavoro che facciamo con il festival e ce ne sono grati. Tra di noi poi si è anche instaurato un ottimo rapporto. Con Victoria ci consideriamo cugine.

Anche perché mia nonna si chiamava Dorian Fante, ma era di Colledimezzo, un paesino non lontano da Torricella.Come direttrice artistica Giovanna Di Lello confessa di avere un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare ed è quello di avere un budget degno di questo nome e portare al festival lo scrittore americano Don De Lillo.” – di Maria Rosaria La Morgia –