VOCI DAI QUARTIERI

teramo: voci dai quartieriTeramo non deve essere intesa solo come “il centro storico”. Il cuore del capoluogo continua a battere nei suoi quartieri e nelle frazioni poco distanti dalle mura, perciò questo mese ci siamo recati in zone strategiche della città, San Berardo, Cona, Villa Pavone e Fonte Baiano per sentire alcuni  residenti. Quartiere Cona Leonardo Boffi (geometra) – Cosa le piace e cosa non le piace di Teramo? In questi ultimi anni sono migliorate tante

cose in città. Il centro storico, ad esempio, è stato in parte rivalutato, anche se casi come quello dell’ex manicomio dimostrano che molto si deve ancora fare. Il servizio che mi entusiasma maggiormente è il bus navetta gratuito, molto utile in particolar modo per gli anziani. La cosa che invece mi galvanizza meno è la scarsa accoglienza universitaria. La casa dello studente mai finita ne è l’emblema . – Cosa salverebbe e cosa cambierebbe della sua città? Cambierei lo scarso controllo ambientale nella mia zona, in via Bafi le vicino alla cooperativa dei ciechi. Lì c’è un’area comunale con segatura tossica, che periodicamente viene incendiata da qualcuno con l’intento di bruciare le sterpaglie. Ci vorrebbe un controllo più capillare … Salverei invece il nostro paesaggio naturale. Quartiere San Berardo Gianni Garsone – Cosa le piace e cosa non le piace di Teramo?  La cosa che non mi soddisfa sono le poche opportunità disponibili, specialmente per i giovani, ricordo ancora la difficoltà provate nel ritrovarmi di nuovo qui, dopo aver passato un periodo di tempo a Bologna. Può far sorridere ma allo stesso tempo la cosa che mi piace maggiormente è che così piccola e poco caotica, è tranquilla, la mia croce e delizia. – Cosa salverebbe e cosa cambierebbe della sua città? Cambierei il clima politico che si respira, c’è troppo astio e non giova neanche al bene della comunità … Salverei la festa di Porta Madonna e la riporterei ai vecchi splendori. Fiorenzo Falasca – Cosa le piace e cosa non le piace di Teramo? Può sembrare banale ma la cosa che mi rende più orgoglioso è il fatto che in questa città è ancora possibile svolgere una vita tranquilla. Mi piace meno invece l’offerta che riesce a elargire nel campo dell’abbigliamento, specialmente per quello maschile, mi dispiace vedere che tanti giovani devono spostarsi verso le marche e la costa per trovare le cose che più gli aggradano. – Cosa salverebbe e cosa cambierebbe della sua città? Cambierei il vecchio stadio comunale, mi piace il progetto che hanno in mente di realizzare. Inizia ad essere pericolante come struttura e non è certamente molto appetibile esteticamente per i visitatori che vengono da fuori città … Cosa salverei!?! Non saprei, preferisco non rispondere. – Cosa le piace e cosa non le piace di Teramo? Mi piace il vivere a misura d’uomo, non mi piace il traffico caotico che la rende invivibile nelle ore di punta e la mancanza di parcheggi. – Cosa salverebbe e cosa cambierebbe della sua città? Salverei la vivibilità, cambierei le strutture sportive che sono carenti ed il verde pubblico che è inesistente. Rivitalizzerei il parco fluviale collegandolo nuovamente con la parte interrotta, inoltre cercherei di dare maggiore importanza alle zone periferiche che in alcuni punti sono abbandonate. Villa Pavone e Fonte Baiano. Villa Pavone. Per Rosa (commessa) non è facile trovare qualcosa di interessante nella nostra città, però salverebbe il centro, corso San Giorgio e la villa comunale. Da bocciare, senza dubbio, “la testa della gente: compra solo con le svendite”. Anche Paolo, trentacinquenne, critica i suoi concittadini: odiano Teramo perché qui “non si può fare niente”, ma in realtà la colpa è proprio di chi la pensa così; della sua città ama la storia, la posizione geografica, le tradizioni e soprattutto salverebbe il teatro romano che altrove riceverebbe senz’altro un trattamento migliore; il sindaco invece lo cambierebbe proprio e ai commercianti del centro che si lamentano risponde che sono quelli come lui, con un’attività a Villa Pavone, a dover alzare la voce, visto che il quartiere è abbandonato: poche illuminazioni, incuria e nessun coinvolgimento in occasione di manifestazioni organizzate dalla città. Infine farebbe qualcosa  per zone pericolose come via Po: tra un po’, dice, ci scapperà di nuovo il morto. Davanti al bar due giovani tagliano corto: “lascia stare… di Teramo non ci piace niente”, e non accettano di approfondire la questione. Spostandosi a Fonte Baiano la situazione non cambia poi di molto. Paola ha pochi dubbi: la città è bella così com’è, ma una cosa la cambierebbe: “chi comanda”. Vittorio, commerciante da una vita, pensa alla crisi: “Teramo è bella, ma non ci sono soldi e soprattutto scarseggia il lavoro per i giovani”. Anche Claudio lamenta la difficoltà che si ha nel trovare un lavoro, anche se, sottolinea, nelle altre città la situazione non dev’essere poi così diversa. Teramo centro Antonio, 50 anni, residente in viale Crucioli risponde sinteticamente alle nostre domande. Cosa mi piace di Teramo? La relativa tranquillità, mi sposto spesso per lavoro e mi piace tornare a Teramo. Cosa non mi piace? La mentalità troppo chiusa e borghese.  Cosa salverei? Se avessi potuto, avrei salvato il vecchio teatro comunale. Cosa cambierei? Semplicemente i teramani Valentina, commessa in un negozio al centro storico: Di Teramo non mi piace il traffico, la città sembra che esploda per quante macchine ci sono in giro, specialmente nei periodi di festa. Cosa mi piace? In effetti non mi sovviene nulla, se non dire che è la mia città e ci sono affezionata, adoro la cattedrale. Sembra superficiale dirlo così, ma spesso vorrei  cambiare i teramani e la loro mentalità. Dino libero professionista: Mi piace di Teramo, la Piazza, intesa come centro di aggregazione, il cosiddetto “struscio” che senza il pettegolezzo perderebbe la sua ragion d’essere; Mi piace la Teramo vecchia e i suoi vicoli stretti, mi ricordano il tempo dell’infanzia, mai dimenticato forse, sempre rimpianto. Non mi piace vedere in centro tutti i politici locali “impettiti” e agghindati a mo’ di signorotti  della città. Salverei la vera “teramanità”, l’attaccamento e il senso di appartenenza alla città oltre alla stupenda vista del corso. Cambierei il sindaco e tutti i consiglieri comunali, ad eccezione di uno.