FARMACIE: QUANDO CRISPI SCRISSE…

paraCon il decreto salva Italialiberalizzazioni ci si occupa anche della vendita di farmaci nelle attività commerciali. In proposito, così si espresse in Parlamento Francesco Crispi, nel 1888: “La professione dei farmacisti è la sola che conserva ancora le forme medievali delle corporazioni e dei mestieri… Puo’ durare solo transitoriamente. Se un domani voi dichiarerete libero l’esercizio

della farmacia, non lo torrete certo a coloro che già lo posseggono…se questi ultimi sapranno far meglio dei nuovi venuti il loro spaccio non temerà concorrenza”. Questa citazione, riportata da Mosca Piergiorgio, titolare di una parafarmacia a Villa Mosca, apre il suo commento al decreto sulle liberalizzazioni: “Le parafarmacie nate nel 2006 con la legge Bersani sono esercizi commerciali deputati alla vendita di farmaci che non necessitano di ricetta medica e ovviamente di parafarmaci (integratori, prodotti di sanitaria e ortopedia, etc.). All’interno delle parafarmacie è presente un farmacista iscritto all’albo quindi con la stessa preparazione di un collega che lavora in farmacia. Essendo le farmacie a numero chiuso, molti farmacisti che non hanno il papà titolare di farmacia e non hanno milioniper acquistarne una, hanno aperto una parafarmacia. In Italia ne sono nate quasi quattromila determinando una concorrenza che si è tradotta in sconti per il cittadino. Il nuovo decreto prevede l’apertura di una farmacia ogni 3000 abitanti, cinque nel comune di Teramo. Questo non porta una reale concorrenza. Tutte le farmacie sono iscritte alla Federfarma che spesso impone l’eventuale scontistica da attuare”. Nel decreto era inserita la liberalizzazione della fascia C (farmaci con ricetta bianca ma a pagamento del paziente). Commenta Mosca: “In una notte hanno cancellato i punti salienti del decreto, le parafarmacie non vengono neanche menzionate. Noi titolari e dipendenti siamo esclusi dalla possibilità di accedere alla farmacia, visto il punteggio inferiore che ci viene assegnato ai fi ni concorsuali.La mia idea è di farmacie che si possono aprire liberamente come in Germania e che seguano le leggi del libero mercato”. Abbiamo ascoltato anche il Antonio Chicco, titolare di una farmacia a Roseto degli Abruzzi: “E’ giusto parlare di liberalizzazione, ma serve però qualche regola in più. Bisognerebbe parlare anche dei turni, della gestione delle ore notturne. Ci sono zone poco fornite e per altre ogni 200 metri c’è una farmacia. Bisognerebbe, se si aprono nuove attività, distribuirle in modo da offrire il servizio a tutti i cittadini. Per quanto riguarda le parafarmacie, trovo che siano una presenza inutile, in quanto sarebbe come aprire un para-alimentari. Forse è un gioco politico…?”.