Soprattutto in estate, molti, smessi gli abiti di un anno d’intenso lavoro, s’inventano novelli Merckx in bicicletta. Non c’è niente di male. Infatti tonificare i muscoli con delle salutari sgambate è quanto di meglio esista per migliorare la circolazione. Il peggio, però, viene sul finale di giornata. Da diversi anni, ormai, si è notata una certa riluttanza dei ciclisti
della domenica ad avere in dotazione sul mezzo ciò che la legge prescrive come obbligatorio: un faro davanti, la luce dietro –non è sufficiente il catarifrangente!- il classico e desueto campanello. Oggi esistono in commercio luci che con pochi euro e con un montaggio facile danno la possibilità di vedere e farsi vedere senza sforzo. Altro che le vecchie dinamo di una volta. Ancor meglio sarebbe indossare un giubbino come quelli obbligatori per le auto. Famiglie intere che guidano i loro velocipedi –come si ostina ancora ad appellare le biciclette il Codice della Strada- diventano un oscuro pericolo per se stessi e per gli altri. I giornali sono pieni di notizie che riportano “auto investe ciclista e poi fugge”. Le colpe, sia ben chiaro, vanno distribuite equamente, ma in questo caso c’è poco da suddividere. Un paio di anni fa un ragazzo cinese in bici venne investito e ucciso nella Bonifica del Tronto. E’ solo un caso tra mille. I carabinieri svolsero le indagini, la Procura aprì ‘immancabile inchiesta, ma nulla si è più saputo. Il giovane circolava di notte, in mezzo alla strada, senza nessun supporto per farsi vedere. La vita vale così poco? Allora, si dirà, devono intervenire i vigili urbani e le altre forze di Polizia, facendo notare la pericolosa infrazione e, se il caso, multare i trasgressori. Non lo fanno. A loro dire sono pochi e mal posizionati sul territorio. Solo multe per divieto di sosta e quelle infernali macchinette che sanzionano chi passa a 51 Km/h. Su questo sono implacabili…