Atr di Colonnella un po’ di respiro

ATR_TERAMO_PERIMAPAGINAC’e’ stato un tempo in cui la Bonifica del Tronto non era nota soltanto per l’imperante meretricio, ma anche come trait d’union tra le più avanzate ed industrializzate Marche e il nostro Abruzzo, che fino a qualche anno fa era ancora parte della Cassa del Mezzogiorno. Il periodo risale ai vituperati decenni ’70 –’80, ma la spinta propulsiva dell’epoca

e’ andata esaurendosi. Un po’ sotto i colpi di continue crisi, un po’ per l’infelice idea di eliminare tale istituto. Bandiera del rinascimento economico e’ stata per molto l’Atr di Colonnella, che lavorava il carbonio quando molti non sapevano neanche cosa fosse. Poi l’ennesimo declino di mercato in scala occidentale, e anche una certa miopia di prevedere il futuro, hanno fatto sì che quell’impresa eccezionale, che riforniva di tubi la Colnago per le sue costosissime bici da professionista e diverse scuderie di Formula 1, dovesse pian piano ridursi fino a chiudere i battenti. Il sito è attualmente gestito da un commissario che ha inoltrato la richiesta di proroga di amministrazione straordinaria. Davvero un gran peccato, ma ogni tanto si riaccende la fi ammella della speranza. E’ notizia recente che l’Atr ha siglato un accordo biennale con la Lexus, il marchio di lusso della Toyota per la fornitura esclusiva delle componenti di carbonio per la prossima supercar Lfa, che dovrebbe far concorrenza a Porsche, Ferrari e Lamborghini. Meglio di niente. Spesso si sente parlare anche di “concreto interesse” per l’affi tto di rami d’azienda o l’acquisto dell’impresa intera da parte di non meglio specificate ‘cordate’, stavolta confermate anche dalla direzione. Si spera sia la volta buona dopo innumerevoli falsi allarmi. Non sarebbe davvero male se l’Atr diventasse il primo stabilimento produttivo della provincia rilevato da un consorzio d’imprenditori nostrani di buona volontà, dacché la ditta è già proiettata nel futuro e produce qualcosa di unico nel misero panorama industriale abruzzese che attualmente sembra un castello di sabbia abbattuto da un calcio prevedibile –la crisi-, ma per molti inatteso.