Arch. RAFFAELE DI MARCELLO su piste ciclabili

Quali sono le caratteristiche che dovrebbe possedere un’infrastruttura
cicloturistica in armonia con il paesaggio? Esempi nella nostra Regione?

È necessario chiarire che un’infrastruttura, anche se di basso impatto quale quella ciclistica, interferisce comunque con il contesto territoriale dove viene ubicata, soprattutto se si tratta di ambienti pregevoli dal punto di vista paesaggistico e/o ambientale. Nei territori sensibili, quali parchi o aree protette, occorre studiare attentamente l’inserimento di nuovi tracciati e privilegiare la riconversione della viabilità esistente, spesso non più o
poco utilizzata dalle automobili.
Particolare attenzione va posta alle pavimentazioni dei percorsi, che devono essere il più possibile compatibili con il contesto.
In ogni caso, quando si parla di turismo in bicicletta, bisogna considerare che esistono diverse tipologie di cicloturismi: dal ciclismo su strada, per il quale servono fondi possibilmente in asfalto, e che permette di utilizzare strade esistenti magari adeguando anche solo la segnaletica; alla mountain bike, che utilizza anche sentieri e strade
interpoderali; per poi passare ad altri utilizzi più specialistici, come il down hill, che prevede la discesa su sentieri dopo essere saliti in quota con impianti di risalita (vedi il bike park di Prati di Tivo). In Abruzzo esiste un bell’anello ciclabile, che unisce i Comuni dell’Altipiano delle Rocche, ma sono moltissimi i ciclisti che utilizzano la rete stradale
minore delle nostre montagne e colline per compiere escursioni giornaliere o viaggi di più giorni, e in quel caso basterebbe rendere più sicuri i percorsi con idonea segnaletica, manutenzione costante del manto stradale,
e maggiori controlli.
A suo avviso, il recupero del paesaggio può divenire un fattore determinante per lo sviluppo delle economie
locali? In che modo concretamente? Dopo le “ubriacature della crescita” degli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, che hanno portato amministratori, associazioni e cittadini a puntare sullo sviluppo industriale e terziario della nostra regione, da qualche anno ci si è resi contro che la nostra vera ricchezza è il territorio, inteso non solo come
elemento geografico, ma come capitale sociale.
Il paesaggio, se non è collegato alla cultura del territorio, ai propri saperi, alla propria storia, rischia di rimanere una bella cartolina e niente altro. Il turista, italiano e straniero, vuole riportare a casa un’esperienza, e solo un territorio “vero”, che sa conservare e valorizzare le proprie diversità e peculiarità, può offrire una vacanza esperienziale, che
può essere legata ai sapori e odori dell’enogastronomia, o alle suggestioni della storia e del patrimonio culturale, o ancora ai paesaggi e alla natura, ma deve, comunque, essere caratterizzata da un tessuto sociale vitale e accogliente. Senza gli abruzzesi l’Abruzzo è solo un’entità geografica, e se noi amiamo il nostro territorio, riusciamo a farlo amare anche a chi lo visita.
Tornando alla mobilità ciclistica uno studio dell’Unione Europea dice che il turismo in bici, in Europa, muove qualcosa come 44 miliardi di euro; penso che ogni altro commento sia superfluo.

PrimaPagina edizione settembre 2014 – di Clementina Berardocco