ANCORA UNA DONNA A CUI DARE LA COLPA

zingarielloIntervista Esclusiva A Lucia Zingariello

ANCORA UNA DONNA A CUI DARE LA COLPA

“Ci sono paesi in cui le donne sono costrette a nascondersi sotto un mantello che copre anche gli occhi, ci sono paesi in cui se nasce una bambina alla mamma vengono date le condoglianze. Solo 50 anni fa poteva essere motivo di vergogna per una donna mettere al mondo una figlia. E poi ci sono paesi in cui esiste una società ” progredita” dove si permette di poter scrivere una “favoletta” che può distruggere una donna, una mamma, una moglie, parlando di una cosa che non riguarda neanche i capi d’imputazione . Noi quindi crediamo di vivere in una società solo apparentemente progredita anche se quello che vogliono far passare e’ il contrario. E questo mi spaventa ancora di più perché vuol dire che più progrediamo e più si diventa disumani”. Esordisce così Lucia Zingariello, ex segretaria dell’ex assessore regionale De Fanis, nel raccontarci l’esperienza che l’ha vista coinvolta nell’inchiesta della Procura di Pescara, originata dalla denuncia di un imprenditore che avrebbe subìto la richiesta di tangenti da parte dell’assessore, per la realizzazione di un evento culturale. Le accuse ipotizzate dalla Procura sono di concussione, peculato e truffa, ma nel corso delle indagini spunta un presunto “contratto” a sfondo sessuale che coinvolgerebbe la segretaria dell’assessore. La notizia, enfatizzata dalla stampa, scatena un violento processo mediatico contro la signora Zingariello che allontanando l’attenzione dal reato contestato innesca la “guerra del fango” contro la donna. ” Quanto è accaduto e indecente – dichiara la Zingariello – perché hanno voluto rappresentare una donna “come nudo oggetto di scambio sessuale” offerta ai giornalisti e alle televisioni. La cultura che viviamo diffonde l’idea di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potere di turno, disposto a sua volta a scambiare con risorse e ruoli pubblici. Questa mentalità e questi comportamenti che ne derivano hanno superato la soglia della decenza perché hanno leso la mia dignità e quella della mia famiglia. Vuole raccontare cosa è accaduto? lei si è sentita giudicata più come donna o come persona legata al mondo politico? Vorrei evitare di parlare dei capi d’imputazione perché credo nella giustizia e credo che ci saranno gli elementi giusti perché possano essere scomposti. Sicuramente però come donna in stretto legame con il mondo politico, penso che se al mio posto ci fosse stato un uomo, con i miei stessi capi d’imputazione, non sarebbe stato trattato così. Oggi nonostante tutta la cattiveria e le ingiustizie subite cerco di salvaguardare le mia dignità e quella della mia famiglia. Sento dentro di me un macigno per tutto l’accaduto e per questa società maschilista che individua sempre nella donna una colpevole. In Italia si parla sempre più spesso di pari opportunità, ma in realtà l’atteggiamento maschilista è ancora molto forte e alle donne viene lasciato ben poco spazio nel mondo del lavoro e della politica. In molti governi europei le donne sono molto più numerose, ma in Italia se una donna vuole far carriera in politica o nel mondo del lavoro può incappare facilmente nel pregiudizio di essere donna di “facili costumi”. Lei ha avuto modo di constatare più solidarietà o più critiche da parte delle donne in genere? E perché secondo lei? L’Italia purtroppo e’ un paese “sessuofobo”, molto discriminatorio tra uomo e donna. Quindi è inutile parlare dei commenti maschili, ma anche le donne non sono state da meno, tanto è che si sono lasciate andare a commenti gratuiti. Ma ho capito che costa molto meno essere cattivi e dispensare cattiveria che mettersi davanti allo specchio e guardarsi. Mi chiedo ma prima di parlare o scrivere non sarebbe meglio aspettare? Non posso permettere di far passare il messaggio di non meritare più una vita, per colpa di qualcuno, diciamo poco sensibile o troppo pieno di sé. Cerco di utilizzare il mio dolore come punto di forza. E’ stato difficile, pensavo, e a volte penso ancora, di non farcela, di essere in un vicolo cieco, ma credo ci sia sempre una luce in fondo al tunnel. Dico sempre a mia figlia: imparalo adesso e imparalo bene figlia: “come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo” cito Hosseini oppure Oscar wilde quando diceva che la forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare, ed è verissimo perché le donne hanno una forza misteriosa che le aiuta a superare tutte le difficoltà che la vita le mette davanti. In Italia le donne hanno avuto il diritto al voto nel 1946 prima di allora quindi cosa contava la loro opinione per la vita pubblica? Praticamente nulla. Si è sentito parlare di me solo per polemiche legate al gossip . Una ragazza non dovrebbe aspettarsi speciali privilegi per il suo sesso, ma neppure dovrebbe adattarsi al pregiudizio e alla discriminazione. Deve imparare a competere, non in quanto donna, ma in quanto essere umano. Lei ha querelato quella stampa che l’ha stigmatizzata da subito come la donna “del contratto” (Repubblica – ndr), pensa che potrà mai essere in qualche modo “risarcita”? Ho letto articoli pieni di invenzioni e inesattezze, interi virgolettati falsi, non ultime quelle che si riferiscono al mio ex avvocato difensore che, per inciso, non ha rinunciato, ma che io ho rimosso dall’incarico il 4 marzo scorso e sostituito con altro legale, con il quale valuteremo di procedere anche contro altre testate se necessario. La giustizia deve fare il suo corso, l’informazione deve essere un bene civile, se diventa incivile e celebra processi fuori dai tribunali è pericoloso per le persone deboli. Io ho avuto la forza e l’aiuto delle persone che mi conoscono, ma è difficile resistere contemporaneamente a quello che la giustizia impone e quello che la stampa dispone. La cosa che resta è che comunque, alla fine di tutta questa terribile storia, non riuscirò, se non con molte difficoltà, ad eliminare ogni pregiudizio nei miei confronti. “Si può rimediare al male fatto, ma mai al mal detto”.

PrimaPagina edizione Aprile 2014 – Mira Carpineta