Con un occhio attento a quanto accaduto nelle Cinque Terre e in Ludigiana, viene spontaneo interpellarsi sulle sorti della nostra Regione, già fortemente martoriata di recente da dissesti idrogeologici, dal terremoto dell’Aquila e dall’alluvione del marzo scorso; sono soltanto gli ultimi episodi, in ordine di tempo, di una serie di sconvolgimenti territoriali che hanno devastato l’Abruzzo. Tante le cose che si potevano fare e tante si possono ancora realizzare, ma nella maggior parte dei casi è proprio l’uomo, con la sua incuria, all’origine di questo dissesto. Secondo i recenti dati Istat, dal 1990 al 2005, in soli quindici anni, la superficie agricola utilizzata in Italia si è ridotta di quasi 4 milioni di ettari, un’area più vasta della somma degli interi territori del Lazio e dell’Abruzzo; il fenomeno della continua diminuzione dei suoli agricoli è stato accompagnato dalle imponenti attività edilizie degli ultimi decenni, spesso condotte con scarsa attenzione al rischio idrogeologico ed in assenza di una meditata pianificazione, rispettosa del territorio. La penisola italiana, per la sua conformazione, è comunque fortemente predisposta a pericoli ambientali; è tra iPaesi a rischio sismico elevatissimo, per la presenza di diversi vulcani, e di una morfologia che predispone a frane e alluvioni. Il territorio della provincia di Teramo è fortemente esposto al rischio di movimenti franosi e vanta la presenza di fiumi importanti come il Vomano, costantemente monitorato per intervenire con il giusto anticipo nel caso di esondazioni consistenti, ma anche di piccoli bacini, in realtà molto pericolosi, perché suscettibili di generare piene repentine, con tempi di allarme brevissimi, e di causare altri gravi problemi, come improvvise colate di fango. Come ha ricordato di recente Vincenzo Falasca, assessore all’urbanistica della Provincia di Teramo, è urgente impegnarsi, oltre che nella predisposizione dei piani di prevenzione delle emergenze, soprattutto nell’attenta pianificazione territoriale. In quest’ottica, sono stati organizzati di recente alcuni incontri, come il “Convegno nazionale sul consumo di suolo” e sul “Dissesto Idrogeologico: Pericolosità geoidrologica e gestione dei territori fluviali nel teramano”, tenutosi a Sant’Omero il 25 giugno scorso, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Mario Tozzi, presidente dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, ed ilprof. Leo Adamoli, responsabile nazionale della sezione geologia ambientale della Società Geologica Italiana, con l’auspicio che lo scambio continuo di informazioni ed esperienze possa favorire lo sviluppo della consapevolezza che la “calamità naturale” è solo la parte finale di una catena di eventi nella quale il fattore umano è, quasi sempre, il fattore di innesco primario.