ALLA SCOPERTA DEL PIANETA ROSSO

pianetarossoGaetano Di Achille, geologo ricercatore, da Montorio al Colorado

L’Italia viene definita il “paese dei cervelli in fuga”. Questa è una triste realtà per il nostro paese, ma c’è chi, dopo un’esperienza all’estero, in questo caso trionfale, decide di tornare nella terra natia per continuare la sua attività di ricerca. E’ il dott.Gaetano Di Achille, giovane geologo ricercatore, che dopo aver

conseguito la laurea all’Università D’Annunzio di Pescara e Chieti, si è trasferito, animato da sogni e tanta voglia di fare, negli USA. E’ proprio nell’Università di Boulder in Colorado, con la collaborazione del collega Brian Hynek, ha effettuato una scoperta importantissima per la comunità scientifica internazionale sulla presenza di un “ciclo dell’acqua su Marte molto simile a quello della Terra, con piogge, acqua che scorreva sulla superficie e andava accumulandosi in laghi e in un grande oceano”. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Geoscience e ha consacrato il dott. Di Achille uno scienziato conosciuto in tutto il mondo. Dopo la successiva esperienza nel Centro Ricerche Agenzia Spaziale Europea (ESA), anche il nostro paese gli ha riconosciuto i meriti e così,superando la selezione del bando “Futuro in ricerca”( FIRB) promosso dal Miur, potrà portare avanti lo studio del pianeta rosso in Italia. Dott. Di Achille, è partito da Montorio al Vomano come giovane laureato e si è trasferito in Colorado. Quanto è stata importante questa scelta per la sua carriera scientifica? E’ stata fondamentale; è negli Stati Uniti che ho avuto il mio exploit in termini di pubblicazioni e internazionalizzazione della mia ricerca che hanno contribuito anche al mio successo nell’ambito del FIRB. Se non fossi stato lì,ora, probabilmente non sarei qui a parlarne. La sua rivoluzionaria scoperta parla del “mistero di Marte”; cos’è? Non parlerei di “mistero”. Si tratta di dubbi scientifici. La parola mistero non va molto d’accordo con la scienza perché per essa esistono solo domande a cui cercare risposte. Nel caso specifico, le domande alle quali vorrei cercare di rispondere attraverso il mio studio sono: “Per quanto tempo sono stati presenti laghi sulla superficie di Marte” ed “E’ stato sufficiente questo tempo per garantire un ambiente ospitale per eventuali forme di vita?” Quindi il pianeta rosso “da giovane” “aveva specchi d’acqua sulla sua superficie”; poi cos’ è accaduto? Non e’ ancora ben chiaro, ma molto probabilmente quando il pianeta perse il suo campo magnetico, circa 3,5 miliardi di anni fa, l’atmosfera perse la sua protezione verso le forti radiazioni solari e quindi le molecole di gas che la costituivano vennero dissociate e abbandonarono il pianeta lasciandolo soltanto con quella ultrararefatta e irrespirabile atmosfera che osserviamo oggi. Ha superato la selezione “Futuro in ricerca”ottenendo dal Miur un finanziamento per la sua attività; continuerà a studiare Marte; in che direzione va la sua indagine? Durante i tre anni del progetto studierò la geologia dei delta fluviali che si formavano anticamente nei laghi marziani per cercare di stimare la durata di questi ultimi e la possibilità dello sviluppo/presenza della vita sul pianeta. Pensa che ci sia stata la presenza di vita? Non è ancora possibile rispondere a questa domanda con certezza, ma tra i vari posti dove si potrebbe cercare l’esistenza all’infuori della Terra è sicuramente il primo (e soprattutto il più vicino) perchè sono molti gli indizi di presenza di acqua nel passato e sappiamo che la vita, almeno nelle forme che conosciamo, è strettamente associata, composta e dipendente dall’acqua. Lei si può definire un “cervello in fuga che è tornato”. Cosa l’ha spinto a rientrare nel nostro paese dopo la felice parentesi americana? Vari motivi; sicuramente la mancanza di un tessuto sociale completo che puoi avere solo vivendo nella nazione in cui sei nato e cresciuto. Essere emigrati è dura. Nonostante ciò questa esperienza è fondamentale per ogni ricercatore che voglia farsi strada; non si può pensare di diventare dei bravi ricercatori senza essere stati per qualche periodo all’estero. Oggi sono soddisfatto nel vedere riconosciuti anni di impegno e sacrificio; sicuramente l’elogio da parte della comunità scientifica mi fa piacere ma quello che mi dà più gioia è essere stimato dall’opinione pubblica e dai non addetti al settore. Cosa si sente di dire ai giovani che credono poco nei loro sogni e progetti?

Di insistere, di andare avanti ed essere positivi, anche se, lo so benissimo, lo sconforto può prendere il sopravvento, ma prima o poi, in un verso o nell’altro, se ci si crede fino in fondo, i risultati sperati arrivano. In bocca al lupo a tutti!

di Adele Di Feliciantonio