ALIMENTAZIONE E UFFICIO

Ciò che influenza radicalmente le abitudini alimentari delle persone è la routine delle azioni giornaliere che compie. L’impiegato, o coloro che svolgono un lavoro sedentario, hanno spesso di fronte a sé

 

 

una giornata con dei ritmi più o meno sempre costanti. E’ proprio questa costanza che spesso determina un susseguirsi di errori sia alimentari sia comportamentali. Tali errori, spesso non conosciuti, possono essere responsabili di alcune patologie come:

  • La stipsi cronica
  • L’ipercolesterolemia
  • L’ipertensione
  • Il diabete
  • La diverticolosi
  • L’aterosclerosi
  • Disturbi della circolazione venosa

Tra gli errori più comuni rientrano sicuramente un consumo calorico eccessivo, piatti monotematici, una non corretta distribuzione di nutrienti durante la giornata ed il protrarsi della sedentarietà oltre gli orari d’ufficio. Infatti spesso l’alimentazione errata compromette l’intera giornata, lavorativa e non, rendendo tutto molto più faticoso e difficile da portare a termine. Degli studi recenti hanno dimostrato che un corretto regime dietetico influisce positivamente sul livello d’attenzione, aumentando di conseguenza, il rendimento lavorativo. Si pone attenzione su questo argomento poiché, nel nostro Paese, esistono milioni d’impiegati che non pongono le dovute attenzioni a questo argomento.

Le abitudini alimentari più diffuse

Solitamente la colazione prevede un caffè veloce consumato a casa e nient’altro, un caffè con i colleghi appena giunti in ufficio, un altro caffè a metà mattina, spesso abbinato ad una brioche, fino al pranzo, consumato abitualmente in mensa o al ristorante. Il pranzo è uno dei momenti cruciali per questa categoria di soggetti poiché in un lasso di tempo che oscilla dai 40 minuti all’ora e mezza consumano un pasto veloce spesso ipercalorico.

 
 

La rapidità di svolgimento del pranzo a lungo andare è responsabile di una digestione laboriosa, che avverrà durante le restanti ore lavorative, e nel peggiore dei casi dell’insorgenza della dispepsia. Il pranzo è costituito solitamente da un piatto di pasta, più o meno elaborato (tipo lasagne), un secondo, del pane, un contorno, della frutta, un dolce, il tutto innaffiato da una bevanda gassata (tipo cola) e a completamento un altro caffè. Un pranzo del genere risulta, caloricamente  e qualitativamente, eccessivo. Una razione simile potrebbe andar bene ad un soggetto che non deve continuare a lavorare perché uno degli effetti immediati di ciò è sicuramente una forte sonnolenza determinata da una digestione piuttosto laboriosa. Se consideriamo che l’impiegato termina di lavorare intorno alle 17.00 per arrivare alla fine della giornata, senza addormentarsi, ricorre almeno ad un altro caffè. Come facilmente si può notare nella migliore delle ipotesi, entro metà pomeriggio, il soggetto in questione ha consumato almeno cinque caffè! Ricordiamo che un consumo di caffè superiore a 2 – 3 tazzine al giorno può essere da solo responsabile dell’insorgenza della malattia ipertensiva. Attenzione non è solo il caffè, o meglio la caffeina, responsabile di ciò ma in ugual misura lo sono anche le bevande che la contengono come la cola, il chinotto, ecc. Altra caratteristica di questo eccesso di caffè, alla quale spesso non si riflette, è il cucchiaino di zucchero aggiunto per dolcificarlo. Infatti un caffè zuccherato mediamente contiene 5 – 6 gr di zucchero semplice moltiplicato, nel nostro caso, per cinque sono più o meno 25 – 30 gr di zucchero (circa 100 – 120 Kcal.) entro il pomeriggio. Se questo viene abbinato alle bevande di cui sopra avrà come effetto non solo l’insorgenza dell’ipertensione ma anche un aumento della glicemia.

E’ stato semplice fin qui dimostrare come una comune abitudine possa avere effetti negativi sulla salute pubblica e quanto importante sia porre l’attenzione sull’alimentazione e  il lavoro d’ufficio. Gli effetti che ha l’alimentazione di questi soggetti viene messo in evidenza dalla crescita costante dei livelli di colesterolemia e di ipertensione. Fattori che sono cresciuti sia per l’apporto di grassi saturi introdotti (vedi burro, margarina, besciamella), da esaltanti la sapidità (vedi il semplice sale da cucina o il glutammato di sodio) ampliamente utilizzati nel “migliorare i sapori” dei cibi preparati, sia per la sedentarietà tipica di questi lavori. Infatti un’ora d’esercizio fisico, anche due volte a settimana, è capace di ridurre da solo, senza ricorrere ai farmaci, quei casi di colesterolemia lieve. 
Quello che spesso si associa alla sedentarietà di questi soggetti è un consumo ridotto di fibre che, maggiormente riscontrato nelle donne, ha come effetto una stipsi cronica. Oltre al fattore dietetico si associa a questo problema anche un fattore comportamentale e cioè l’ignorare lo stimolo evacuativo, che spesso insorge durante l’orario di lavoro. E’, infatti, abitudine comune evitare i bagni pubblici, spesso per motivi igienici, o quelli del luogo di lavoro, ma questo continuo rinviare determina una irregolarità intestinale che spesso obbliga all’utilizzo di lassativi con conosciuti effetti dannosi. Questa stipsi cronica associata a queste cattivi abitudini possono nel tempo sfociare in patologie intestinali come la diverticolosi e anche in alcuni tumori del colon.

Suggerimenti dietetici

In conclusione possiamo affermare che la razione giornaliera di un impiegato d’ufficio dovrebbe svolgersi più o meno così:

  • la colazione deve essere abbondante, con del latte o succo d’arancia o yogurt, dei cereali ed un caffè.
  • metà mattina un frutto o dei cracker
  • pranzo un primo non elaborato (pasta al pomodoro, con verdure, ecc), un contorno e della frutta.
  • la cena deve essere costituita da un secondo, del pane, verdure e frutta.

La colazione spesso non viene effettuata e quindi la sua importanza viene sottovalutata ma invece è questo il momento più importante della giornata poiché il nostro organismo viene dalla notte, durante la quale solitamente non si mangia, e quindi è in riserva energetica. Risulta quindi difficile affrontare una giornata lavorativa in riserva energetica ed ecco perché si ricorre continuamente al caffè. 
Anche lo spuntino di metà mattina ha la sua importanza, infatti il nostro corpo ce lo richiede perché si trova in riserva, sarebbe buona abitudine in questi casi consumare dei cibi ricchi di energia pronta come la frutta, o se non disponibile dei succhi, che forniscono energia senza appesantire e consentono il proseguire del lavoro. 
Il pranzo deve fornire le energie necessarie a recuperare quelle spese ma deve anche consentire di potere continuare a lavorare. Il pranzo, infatti, per chi rientra a lavoro costituisce un’importanza cruciale deve essere non molto calorico, ricco di fibre e scarso di grassi, che sono responsabili della sonnolenza post-pranzo. A questo va associata della frutta, preferibilmente agrumi, che in sinergia alle fibre del pranzo apportano un notevole quantitativo di vitamine, utili a mantenere alto il livello d’attenzione e quindi il rendimento lavorativo. 
La cena, spesso, per questi soggetti è il momento di maggior relax, infatti si ha la tendenza a “recuperare” quello che non si è potuto consumare fuori. Ciò rischia di compromettere tutto l’andamento dietetico della giornata, esagerando con i grassi e con i carboidrati, cibi energetici che se non vengono impiegati per fornire energia, rischiano di depositarsi determinando un aumento di peso, ecc. Quindi sarebbe buona regola consumare a cena un piatto a base di proteine, tipo carne, pesce, legumi, ecc. delle verdure, per favorire il transito intestinale, del pane, necessario per recuperare le energie, e della frutta.

Dottor Leandro Carollo

(benessere.com)