IL “SOGNO” DI ALESSANDRO

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Incontro con lo stilista teramano, Alessandro Angelozzi,  che veste di fiaba “il giorno più bello”.

I talenti, grandi, medi o piccoli che siano non sono solo appannaggio delle grandi città. “E’ sempre l’elemento umano che contraddistingue la qualità- è il pensiero di Alessandro Angelozzi, raffinato stilista teramano le cui creazioni hanno conquistato il mondo, dagli Stati Uniti al Kazakhistan – anche se penalizzati da un sistema che non favorisce l’emergere dei talenti. Noi italiano siamo bravi, ma ci mancano le infrastrutture, i meccanismi che, soprattutto la politica, dovrebbe predisporre affinchè i giovani talenti possano crescere”. Quali in particolare?” penso al centro fieristico realizzato a S. Egidio alla V. e che doveva servire a creare movimento sul manifatturiero

in un territorio, la Vibrata, un tempo tra le più ricche regioni d’Italia. E’ rimasta solo una cattedrale nel deserto, senza collegamenti adeguati, e con il primo aeroporto a centinaia di kilometri di distanza.” Colpa dei politici? I politici sono distratti, fanno solo delle sporadiche apparizioni, ma in generale l’attenzione delle istituzioni è davvero minima. Anche in un periodo di crisi come questo, quando l’unica soluzione sembra essere (ormai) la delocalizzazione. Una scelta che nel breve termine può sembrare vincente, ma a lungo termine non premia affatto. Perché il “made in Italy”deve essere fatto in Italia, altrimenti che senso ha? ciò che contraddistingue i prodotti del manifatturiero italiano dal resto sta proprio nella sua origine. Io ho puntato su questo, un prodotto made in italy assolutamente originale, con un percorso della qualità dell’eccellenza fatta in Italia, un prodotto con certificazione di provenienza.Ho sempre voluto un prodotto di alto livello in italia perché all’estero sanno riconoscere la differenza. Certo non è facile, tutti sappiamo che i costi del lavoro sono altissimi, ma finora è stata la mia strategia vincente. Come ha iniziato?”Una passione nata da giovanissimo, quando i miei coetanei compravano la gazzetta dello sport io compravo vogue (ne ho una collezione infinita). Per una serie di motivi e congiunture ero stato avviato a studi classici, diploma laurea, ma io sono sempre stato molto determinato. E ammiravo Valentino, avrei fatto qualsiasi cosa pur di lavorare nella sua maison, carpirne i segreti, le tecniche di lavorazione..

Valentino è il genio italiano che ha inventato linee nuove, rivoluzionarie. Quali sono stati gli incontri importanti della sua vita? Quelli che hanno influito sulla crescita del suo talento? “La mia famiglia mi aveva indirizzato verso studi classici, diploma, laurea, ma la mia caparbietà mi ha convinto che questa è la mia strade, nonostante le difficoltà. Infatti, soprattutto in America, è il talento che fa la differenza, mentre qui anche se sei bravo, emergere è molto più faticoso. Gavetta lunga, impegnativa. E poi la scelta del settore giusto. La “sposa” rientra nell’ambito nell’alta moda e uno stilista creativo è libero di spaziare, senza limiti. 15 anni fa, mi capitò di ricevere un fax da un importante personaggio degli emirati arabi che mi chiedeva di vedere la collezione. Non sapevo come riceverlo, qui in Val Vibrata, senza un aeroporto vicino, senza hotel adatti al loro standard e decisi di riceverlo a Milano, al Principe di Savoia. La suite non era molto spaziosa e per la piccola sfilata, le modelle si cambiavano nel bagno. Si radunarono diversi clienti italiani che vollero vedere la stessa collezione e il caso volle che in quella occasione conquistai 60 nuovi clienti, ma il magnate arabo non compro nulla. Lo rividi solo 3 anni dopo. Ma da quella occasione si innescò un percorso di sviluppo che non avevo immaginato. Oggi abbiamo distributori e rivenditori anche in Russia, in Giappone e perfino in kazakhistan. E ci stiamo inserendo molto bene negli Stati Uniti.” Cosa manca per tornare a “sognare”di uscire da questa crisi? “Nel manifatturiero mancano i tecnici, trovare una modellista è sempre un’impresa. E le sarte qualificate sono pochissime. Mancano tante figure professionali specializzate nella cultura del “fatto in Italia”. Il nostro paese è così bello e noi potremmo vivere di arte, cultura, turismo, gastronomia e moda. Se solo ci fosse una classe politica capace di valorizzare questi settori”. 

di Mira Carpineta