Ma è davvero così?

Il quadro fornito dagli istituti di Ricerca non tiene conto di alcuni fattori, per esempio trascura le eccellenze, il buonsenso, i comportamenti responsabili, quel mondo che fatica e s’affanna per dare il meglio di sé, raggiungere gli obiettivi prefissi, arrivare alla meta, coltiva ambizioni. C’è tanta gente che non trascura i valori, che sente forte la propria identità nazionale. Ma, secondo il Censis, questa fascia di italiani non prevale, è una minoranza che tracima. Colpa delle crisi economica, della scomparsa dei padri fondatori della Repubblica, di modelli di comportamenti affidabili e carismatici? Le agenzie culturali hanno perso il loro appeal, s’impara davanti al video, sulla rete, alla radio. L’effimero prevale, tutto scorre davanti ai nostri occhi e niente vien riflettuto per il tempo necessario. Coloro che hanno la responsabilità di rappresentarci offrono modelli di comportamento talvolta ignobili, inducono alla sfiducia verso le istituzioni, la convivenza sociale, la democrazia. Atteggiamenti irresponsabili e cinici dettati da priorità politiche e interessi personali.    Il Censis  ha scandagliato nel profondo della psiche collettiva e ne ha scoperto le  debolezze, analizzando  il significato  della rinuncia ai valori fondamentali del vivere civile: il diverso è diventato nemico, il debole – economicamente, fisicamente – un peso. Come i valori, giudicati inattuali, dannosi. Come l’unità nazionale, strumento svantaggioso al servizio dei dissipatori.