di Francesco Petrucci
Molti amici e colleghi mi hanno ripreso (pur sorridendo) per i miei giudizi, ritenuti troppo ironici, sui rapporti potere-informazione. Francamente non mi sento colpevole, soprattutto perché l’intenzione è stata ed è quella si scuotere l’informazione da una squilibrata dipendenza dal potere.
Da sempre amo tutto ciò che è informazione, dai libri alla radio, alla tv, non ho un rapporto empatico con i social, anzi ho rifiutato lo smartphone e uso un preistorico aggeggio per telefonare senza diavolerie connesse. Non sono ossessionato o consumato dalla perdita delle diottrie o un fanatico dell’aggiornamento dell’ultimora per essere “a la page”. Desidererei però che l’informazione, in senso largo, fosse più responsabile, veritiera, al servizio di tutto il Paese per il suo sviluppo culturale, civile e sociale. E soprattutto anche senza marchette.
Editori e “padroni” non tiferanno mai per l’indipendenza dell’informazione, anzi…
Assistendo poi a certuni proclami da parte di chi vuole distinguersi ed entrare in carriera politica, lasciando magari quella sindacale, impugnando la rivolta popolare come reazione ultimativa, rimango sdegnato. Quindi non è il caso di meravigliarsi se nascono comitati di base autonomi che bloccano tutto e da qui si potrebbe scivolare verso la deriva del terrorismo. Questo “dèjà vu” lo abbiamo vissuto e superato grazie a figure politiche come Aldo Moro e a uomini di
elevato valore come Luciano Lama della Cgil di un tempo lontano dai protagonismi.
Poi se tocchiamo il tasto della comunicazione-propaganda abbiamo degli autentici campioni tra i politici nostrani e nel mondo, a cominciare da Trump. Quasi che l’immaginazione del potere si sia ridotta ad una continua elencazione di balle…
Nel Paese addirittura emerge soltanto la Meloni, alla quale molti ingenui (per non scrivere ignoranti) le attribuiscono il ruolo di Capo dello Stato, poveri noi…
Mentre gli accadimenti all’Onu, di questi giorni, hanno un valore molto positivo: il ritorno della diplomazia e dei suoi ruoli anche di dissenso. Infatti l’abbandono dei più dall’aula dove parlava il Premier israeliano è stato un momento di alto valore universale, molti stati tramite le loro diplomazie hanno sottolineato il dissenso dalla ferocia interessata dell’operato di Netanyahu.
Sconfortanti invece gli attacchi gratuiti all’impresa umanitaria di aiuti alla Palestina rappresentata da Flotilla (https://globalsumudflotilla.org), dove si cerca di bollare l’operazione come politica e contro il Governo, così non è!
Si spiattellano invece lunghe narrazioni sulle guerre, senza particolare approfondimento con dati e peculiarità che stanno allontanando spettatori stanchi che si rifugiano altrove, magari vedendo un vecchio programma comico.
Un interessante elaborato dello Studio Frasi sugli ascolti televisivi riscontra “una forte riduzione dei telespettatori, specialmente tra i giovani, a causa della migrazione verso piattaforme online come YouTube e podcast.
Si registra un generale “abbandono al mezzo televisivo” e non per un disinteresse verso l’informazione ma per la sua monotonia generalista”. In non poche manifestazioni più smaccatamente filo governative delle Tv, di Stato o commerciali, non si riscontra da tempo l’utile concorrenza di offerta e di qualità dell’offerta. Poi d’estate replica e
replicanti! Si salva la radio perché la si sente senza vedere (anche se anche questa opzione ormai è superata dalla radio tv).
Non saper trattare problematiche specie giovanili e più bisognose di qualità, serietà e indipendenza nei diversi ambiti della comunicazione radiotelevisiva è un impedimento alla crescita culturale, una ulteriore barriera tra generazioni con tutto ciò che comporta l’incomunicabilità.
È preoccupante, che in una situazione così drammatica del contesto internazionale, si rischia di rendere più efficace l’apporto delle emittenti private rispetto a quelle pubbliche. Poi si verifica un grosso problema dell’eccesso di pubblicità e del meccanismo perverso di togliere la parola brutalmente a un invitato o un’ospite di
qualsivoglia trasmissione. Eppure tutti si chiedono perché accada questa insana abitudine, per una emittente pubblica che gode di un canone e di un contributo commerciale – pubblicitario che ormai invade anche l’inizio dei telegiornali, con un “cappello” spesso artificioso e chiaramente consentito per accaparrare finanziamenti.
Tale metodo andrebbe al più presto superato, senza inquinare il prodotto e le impostazioni radiotelevisivo e non disturbare comunque la visione e l’ascolto. Su questo aspetto non facile andrebbe interpellato con energia il Governo e tutte le forze politico-parlamentari e magari anche le componenti sociali e culturali della società. Ma si dovrebbe intervenire rapidamente, tenendo anche conto degli spazi che necessariamente occuperanno le trasmissioni elettorali.
Tutte considerazioni, mi pare, che non hanno vizi di strumentalità e/o parzialità. L’informazione e le sue diverse componenti con orientamenti anche differenziati e diversi, dovrebbero convenire e operare con analogo metodo di lavoro perché sarebbe un risultato positivo nell’interesse di tutti. Oggi troppa superficiale faziosità. I programmi talk di
approfondimento sono dei sinedri schierati pro o contro il Governo e la percezione che si ha è che non sono solo poco formativi e informativi, ma inducono ad uno scontro prodromico a malcelate violenze verbali, con ovvie conseguenze per chi assiste a invettive fuori delle righe.
Politici ed esperti che spesso badano più alle loro idee recintate che ad esprimersi circostanziando ciò che dicono. Una sorta di cantori di “evasioni da “topiaria” **, attenti a rimanere nel recinto dello schieramento dove credono di essersi collocati. E ce ne sono anche di collerici e colleriche dove il tacco a spillo e la pochette sulla spalla maschile o il cardigan liso o la camicia pop è il loro marchio di fabbrica con tanto di silicone aggiuntivo.
Tra “pacchi, ruote, e altri trash quotidiani” si riempiono spazi televisivi importanti per chi guarda, forse anche con piacere, ma di sicuro non fanno la differenza. Rispetto al passato l’informazione e la contenutistica dei media classici hanno fatto un gran balzo indietro. A questo punto cari Lettori, mi torna in memoria un saggio particolare del giurista Luigi Mazzella dal titolo “Leopardi e Gattopardi” del 2021 si comprendono molti elementi sui “legami striscianti voluti e non” del potere e l’informazione come cultura.
Nello scritto Mazzella e in altre sue opere emerge chiaramente la ragione liberale e il rifiuto sistematico di credenze, detti, leggende delle ideologie che pretendono di essere miracolose per l’umanità. In sintesi Mazzella analizza anche letterariamente una verità di sempre: la lotta eterna tra i “senza potere e i decisori”. In questi tempi veloci si ritiene un lusso fermarsi e riflettere su tutto, quando si svolge un lavoro nei settori delicati come l’informazione e la programmazione televisiva c’è il rischio di invischiarsi nel ginepraio delle ideologie, senza conoscerle, solo per
compiacere il potere.
di Francesco Petrucci
Esercitatore presso la Cattedra di Filosofia Moderna con il prof Franco Bianco.
Assistente presso la cattedra di Metodologia e Tecniche della ricerca sociale con il prof. Gianni Statera.
Ha lavorato presso la Group Italia Spa; la Confederazione della Uil nazionale e della Cisl nazionale distaccato da Società Autostrade Spa.
Consulente dell’AD Alitalia Spa.
Assistente dell’A.D. Olivetti-Eurocomputers.
Iscritto ANC Associazione Nazionale Carabinieri.
Presidente del Comitato Culturale del Giornale online “ITALIANITALIANINELMONDO.COM”.
immagine: YAYOI KUSAMA Infinity mirrors
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*Mattinale
s.m. burocr. rapporto informativo sugli ultimi avvenimenti di politica interna presentato ogni giorno alle più alte cariche dello stato | nelle questure e nei comandi di polizia, registro sul quale sono riportati giorno per giorno i fatti delittuosi e le operazioni di polizia da comunicare ai giornalisti. (https://dizionario.internazionale.it)
**Topiaria
s.f. L’arte dei giardinieri di dare forme particolari alla chioma degli alberi e arbusti ornamentali, geometrizzate (forma di parallelepipedo, piramide, cilindro, cono, sfera) o riproducenti forme di uomini, animali, o oggetti di uso comune. Le specie che si prestano maggiormente sono alloro, bosso, leccio, platano, cipresso, evonimo del Giappone e ligustro.(Treccani.it)
fonte: MATTINALE* INGLORIOSO DELL’INFORMAZIONE DISTORTA | Italiani Italiani nel Mondo


