LA TENTAZIONE …DELLA POESIA – versi di Anna Manna – commento di Franco Campegiani

Sono un poeta

e mangio parole,

ricamo incanti

e tremo

come una foglia

al passaggio della storia

nel mio petto.

M’accorgo d’esistere

nelle tele di ragno

di emozioni

che s’infrangono

nel quotidiano misfatto

del realismo.

M’illudo di ascoltare

lamenti di lontananze infinite

e m’infiammo

della lacrima umida

di un lombrico sull’erba.

Chiedo scusa del disagio

che procuro

ma è impossibile resistere

alla Tentazione della poesia.

Mi specchio

e  cerco

nelle pozzanghere di fango

nelle solitudini dei cieli.

Sono ladro infinito

di colori

rubati

al fogliame fradicio

e appassito

degli eventi.

Di quei colori

– refurtiva densa di continui rimpianti –

ne faccio nuovi mondi

nuovi alberi

nuove foglie

nuove foreste

un inaudito stormire d’esistenza !

 

RELAZIONE CRITICA di
Franco Campegiani
Franco Campegiani
per le poesie d’amore di Anna Manna
Quella di Anna Manna è una poesia d’amore tutt’altro che banale , come spesso accade, e quindi implica una seria analisi psicologica e filosofica della visione del mondo che la poetessa nutre. Vorrei partire, a tal proposito, da uno slogan molto in voga nel ‘’68, tra i contestatori sessantottini :”Fate l’amore non fate la guerra”. Ebbene Anna Manna ha dichiarato nel suo primo libro di poesie d’amore “Le rosse pergamene” nel 2000 quell’amore sentimentale che la sua generazione ha voluto cancellare in nome di uno sperimentalismo esistenziale ed ideologico.
L’amore , potremmo dire, come arma , come strumento culturale, come bandiera e come idea. Anche come azione , indubbiamente , dal momento che ogni idea si trasforma inevitabilmente in azione. Deve tuttavia distinguersi l’azione ideologica , determinata da un progetto intellettuale, , razionalistico, come poteva essere l’amore sessantottino, dall’azione determinata da impulsi inconsci non repressi, se pure espressi sotto la guida vigile della ragione. Non sembri fatuo questo confronto. La posta in gioco è alta : sperimentazione contro sperimentalismo; mondo virtuale contro mondo inconscio, autenticità contro finzione.
Mio malgrado non conosco la precedente produzione poetica di Anna Manna , ma mi risulta che del primo  libro di poesie d’amore  sia stato sottolineato molto a proposito il timbro dannunziano. Ed è un un riferimento che cade bene nel discorso che facciamo . Se c’è un antesignano , un padre della sperimentazione nel nostro novecento, questo è D’Annunzio, grande sperimentatore  della vita , oltre che del mezzo espressivo. Lo sperimentalismo è un’altra cosa perché pone “lo sperimentare” , che è  poi il vivere sul piano di una finzione assoluta.
Naturalmente non parliamo della finzione metaforica, tipica del linguaggio artistico, come di qualsiasi altro linguaggio che voglia avere  spessore cognitivo.  Qui parliamo di una finzione fine a se stessa il cui unico scopo è alimentare all’infinito il pericoloso fuoco pirotecnico delle illusioni, fino al non senso più distruttivo e totale. Anna Manna , invece, giuoca con le illusioni, e questo è costruttivo, non distruttivo. Giuocare con le illusioni significa servirsene e dunque averle in dominio. Ma soprattutto significa non smarrire il senso della realtà, il riferimento del soggetto con l’esperienza oggettiva. Ha ragione il filosofo Fortunato Pasqualino quando, analizzando la poesia di Anna Manna, sostiene di trovarsi in una sorta di apeiron , l’indeterminato, l’illimitato, della primeva scuola filosofica ionica, anassimandrea. In effetti , la poesia di Anna Manna può dare la sensazione di un vitalismo eccentrico, di un’identità sempre diversa e mutevole , di una scomposizione della personalità in mille rivoli, di una scissione pirandelliana dall’io. Tutto questo , però, in lei equivale alla disintegrazione o annullamento dell’io. Per una poesia d’amore che abbia caratteristiche di universalità. Se una differenza c’è rispetto alla Weltanschauung dannunziana , questa consiste proprio nel valore cognitivo ed evolutivo ( quindi terapeutico ) dell’esperienza vitale, un nulla per eccesso di essere, anziché per difetto come nel caso degli sperimentalismi più fatui. E voglio a questo punto citare un pensiero illuminate di Anna , da me colto su “Il giornale dei poeti” del novembre 2003, in un’intervista rilasciata a Bianca Maria Simeoni.
Dice la poetessa “:”Credo nell’impegno, nella lotta d’amore. Credo nella guarigione e nell’impegno per guarire. Lazzaro si rialza mille volte, perciò credo nel futuro. La vita è un assalto al futuro. Mi piace credere che nulla mi verrà dato o regalato e che tutto devo costruire , conquistare. Sono un guerriero, un soldato d’amore. Ho ritmi vitali costanti per poter affrontare la lotta come un soldato. Poi invece  la vita ti offre inaspettatamente doni, ti regala mille cose. Sono le piccole felicità, leggere come una piuma a volte senza senso. Sono il nettare della vita. Per me è dolcissimo quel momento….sono il tepore di un rifugio, che ti accoglie ferito. O l’amore improvviso in mezzo alla moltitudine indifferente. E’ il sogno che riaffiora in mezzo alla crudeltà, il bicchiere d’acqua per riprendere a respirare, un  cucchiaino di miele per deglutire l’amaro della vita, un cavallo per fuggire  che vale un regno. Credo in tutto quello che serve per non affondare. Da bambina mi piaceva molto il sapore della medicina perché annunciava il benessere. Credo nel salvagente, fosse il Titanic o un pezzo di legno. Tutto il resto affoga!”
E’ una filosofia odisseica- vitalistica senz’altro, ma dove all’esperienza vitale è riconosciuta una funzione specifica: la conoscenza del Sé e non l’annullamento negli stessi processi vitali del creato. Ovviamente parliamo di un Sé che non si individua mai totalmente ma che sta sempre oltre qualsiasi direzione. E’ un Principio che non ha inizio, una fine che non ha fine. Voglio dire che l’identità più profonda è quanto di più mutevole e cangiante si possa immaginare. E non per questo è una chimera. Nell’intervista citata Anna dichiara di rifiutare ogni etichetta e qualsivoglia bandiera, il suo scopo è di essere conforme a se stessa, in una coerenza interiore che sovente le impone di essere diversa nelle differenti situazioni esistenziali. La vera identità non è tetragona, ma poliedrica. Ma comunque armoniosa , nel suo pluralistico gioco vitale.
L’armonia dei contrari, la coincidentia oppositorum che citava Pasqualino Fortunato per la sua poesia, è dunque il cuore di questa particolarissima psicologia creativa. L’ordine del Caos. L’amore descritto da Anna Manna ha una forte carica trasgressiva, ma al tempo stesso rigenerante. E’ l’irruzione festosa e travolgente dell’irrazionale nel piatto grigiore quotidiano….una proiezione nell’immenso oltre i limiti della vita terrena, e questo è un aspetto tipico del vitalismo di Anna Manna che si distingue per tali note da quel dannunzianesimo cui può peraltro venire utilmente accostata. Questa voglia di conoscere l’altra faccia delle cose, al di là delle maschere e degli infingimenti quotidiani, emerge spesso prepotentemente…..Per la nostra poetessa andare Oltre non significa fuggire la realtà, ma significa proprio tuffarsi e immergersi nel cuore delle cose…Più si ama la terra e più si ama il cielo!”
NOTA : la relazione e la poesia – con altro titolo-  sono pubblicate in: Ebbrezze d’amore, dolcezze e furori, NEMAPRESS ED. 2019
Immagine di GINA MARZIALE: La stanza del Poeta