
Alla fine divenne
malattia,
quell’isolamento cercato per nobiltà
fu condanna
l’avaria dì un equilibrio
troppo esule
troppo distante
e fummo condannati
a morire
dal nostro stesso volo.
Cercarci affannosamente nei cieli
per dirci parole
che nei livelli più bassi
svaporavano senza senso
ci rese così fragili
alle cose terrene
che ne facemmo
un malessere,
un disagio esistenziale.
“Se sopravviveranno i poeti…chissà!”
Ma noi no,
per primi cominciammo a chiazzarci
dello scuro liquame di una società
in disfacimento
e poi fummo morte nei cieli
morte nelle paludi
morte ridicola
di uccelli bellissimi,
troppo belli.
Malati di solitudine
noi riuscivamo
a prendere forme
capaci
di penetrare il quotidiano.
L’universo si disfece di noi
come di una zavorra
ormai inutile
anzi pericolosa.
Se la bellezza non crea legami
se non produce altre forme
di vita
se il dialogo si cristallizza
in delirio d’estasi
solitario
avanza la decomposizione
fine a se stessa
La storia è avanti comunque.
Se i cigni non servono
che si annulli
anche il loro canto
tentazione eversiva
contro la volgarità del nostro mondo
non fummo capaci di insegnare
il canto agli altri
e non eravamo così forti
da diventare un Olimpo.
Una specie in estinzione
i cigni
predati da un ridìcolo
piccolissimo virus
senza sogni
senza bellezza
ma in continuo stato d’allerta
come un esemplare spazzino
a ripuliire il mondo
dalla tentazione
del sublime.
Se sopravviveranno i poeti
[…] Ho letto con attenzione e profonda partecipazione i suoi versi lasciandomi trasportare da nuvole e vento sulle increspate onde del Suo personalissimo lago dei cigni.
Non mi chieda se oltre alla bellezza del suono poetico accetto la malinconia che ne traspare. “Se sopravviveranno i poeti… chissà” sopravviveranno sempre, mia signora, sopravviveranno perchè i poeti, angeli o demoni, hanno il crisma dell’immortalità.
Per questo e per mille altri motivi dalla sua stessa apparente fragilità…… mi permetta di trarre una sola cosa: la pura bellezza della vita e del verso.
Grazie per l’armonia che ci dona e per la sensibilità che ad ogni verso, risveglia in noi.
Prof.ssa Anna Masala – Già ordinario all’Università La Sapienza di Roma Facoltà di Lettere
Poesia e commento sono pubblicati su: EBBREZZE D’AMORE DOLCEZZE E FURORI – Nemapress Ed. 2019
Immagine: Gina Marziale – Ninfee nello stagno.
NOTA dell’Autrice: scritta quando ancora non c’era il Covid, è dunque un puro caso se nel finale della poesia cito un virus.